Abstract
One shot è il caos da cui hanno origine i progetti; contenitore delle infinite frazioni di
secondo che la fotografia ruba alla vita.
Quella fotografia che si appropria indiscriminatamente di frammenti di tempo erroneamente
definiti realtà; che interpone l’apparecchio fotografico tra il soggetto e il mondo
impedendone, di fatto, l’azione diretta a favore della testimonianza.
Per attenuare questo aspetto tutta la mia ricerca verte sulla relazione; le immagini nascono
sempre dall’interazione con il soggetto, lo scatto è solo una conseguenza non sempre indispensabile,
nessun soggetto è fotografato senza consenso.
“…In una versione della sua utilità, il documento fotografico incrimina. A partire da come se ne servì la polizia parigina nel giugno 1871 per il sanguinoso rastrellamento dei comunardi, le fotografie sono diventate un utile strumento degli Stati moderni per sorvegliare e controllare popolazioni sempre più mobili”.
Susan Sontag, Sulla fotografia.